Club Dogo, il ritorno
Quest'estate i Club Dogo continuano a deliziare le orecchie dei loro fan su e giù per l’Italia con nuove date in location e festival pazzeschi.
Se vostro malgrado siete rimasti fuori dal tour epico che a Milano sta celebrando il ritorno alla dogocrazia (con 10 date bruciate in sold out alla velocità della luce), non disperatevi! Il 2024 è ancora lungo e per fortuna il triumvirato del rap italiano ha pensato anche a voi. Durante l’estate i Club Dogo continueranno a deliziare le orecchie dei loro fan su e giù per l’Italia, con nuove date in location e festival pazzeschi.
I prossimi live dei Club Dogo
Se anche voi come noi vi siete un po’ commossi nel ripercorrere la storia dei Club Dogo, allora non potete perdervi le prossime occasioni in cui assistere dal vivo ad un live in cui non mancano le atmosfere old school, l’hardcore e la giusta dose di tamarraggine:
28 giugno 2024 | Club Dogo @ Stadio San Siro - Milano
06 luglio 2024 | Club Dogo @ Festival Collisioni - Alba (CN)
17 agosto 2024 | Club Dogo @ Red Valley Festival - Olbia
Tenete sempre d'occhio anche qui per aggiornamenti sulle prossime date.
E ora è doveroso ripercorrere brevemente la loro storia e il momento magico della loro reunion, osannato dai fedelissimi e, ammettiamolo, temuto dalle nuove leve fake del rap nazionale, costrette a togliersi la corona di cartone e a posare lo scettro di plastica: i re di Milano sono tornati, anzi, non se ne sono mai andati.
Club Dogo: le origini e la reunion
Milano, 1999. Due compagni di classe del liceo Parini uniscono le loro menti creative e, insieme, fondano il gruppo Sacre Scuole. Sono Gué Pequeno e Dargen D’Amico. Coinvolgono nel loro progetto anche Jake La Furia ed esordiscono con 3 MC’s al cubo, un disco destinato ad attirare l’attenzione della città verso un genere che, fino a quel momento, era rimasto relegato in una nicchia nascosta. Certo, in giro si sentivano i tormentoni di Neffa, Sottotono, Articolo 31, ma il grande pubblico meneghino faticava ancora a riconoscere il rap come un vero movimento culturale potenzialmente di massa. Le Sacre Scuole erano lì per rivendicare questa identità, e ci stavano riuscendo. Al progetto 3 MC’s al cubo presero parte diversi altri nomi, tra cui quello di Don Joe che, agli inizi degli anni Novanta aveva fondato con Shablo e Dj Shocca The Italian Job, gruppo di produzione il cui tratto distintivo era dato dall’uso di sample funk e dance.
La storia era dietro l’angolo. Nel 2002 Dargen D’Amico lascia le Sacre Scuole e ad entrarvi è proprio il producer Don Joe: nascono ufficialmente i Club Dogo. Il loro lavoro di debutto arriva l’anno seguente ed è una granata. Mi fist diventa un cult, ancora oggi riconosciuto come uno degli album più influenti nella storia del rap italiano, un autentico classico intramontabile che ruppe letteralmente le righe con tutto ciò che la scena era stata fino a quel momento. Il rap dell’era pre-Dogo era rimasto legato a determinate correnti di pensiero, anche politiche, fiero di far parte dell’underground e allergico all’idea di diventare mainstream. Mi Fist rafforzava invece ciò che aveva iniziato ad accadere con 3 MC’s al cubo, in un momento in cui chi era riuscito a raggiungere il successo, come i sopracitati Neffa, Sottotono e Articolo 31, stava pensando allo scioglimento o ad un cambio di direzione.
Il rap dei Club Dogo, seppur continuando a portare avanti la denuncia sociale, si distaccava dalle etichette politiche e portava sul beat temi nuovi, come insegnavano i grandi gangsta rapper americani: la celebrazione di se stessi, la vita nelle periferie delle città, la criminalità e la lotta per stare a galla nel quartiere. C’era tutta Milano lì dentro, con il suo disagio e i suoi controsensi, come mai prima d’ora. E tutto questo piaceva a un pubblico sempre più ampio ed eterogeneo, per rendersene conto bastava andare ad un loro live. Accanto agli appassionati del genere c’era chi ascoltava rock, elettronica, pop, c’erano i tamarri e c’erano i punkettoni, c’era anche chi non sapeva esattamente cosa gli piacesse ma era lì perché quei testi parlavano di lui, nelle barre dei Dogo ci si poteva ritrovare.
Naturalmente non mancarono le critiche, soprattutto dalla vecchia guardia (vedi Assalti Frontali) che non riconosceva la legittimità del rap dei Club Dogo per via dalla loro estrazione sociale: Guè, figlio di un celebre giornalista, e Jake La Furia, il cui padre era un guru dell’industria pubblicitaria italiana. Non erano sufficientemente sporchi, sufficientemente poveri, sufficientemente della strada. Presto detto, il talento mise a tacere tutti. Nel 2005 nasce la Dogo Gang, il collettivo hip hop in cui era presente tra gli altri Marracash, e l’anno dopo fu l’avvio della scalata dei Club Dogo verso uno stile sempre più riconoscibile e sempre più di massa, ma senza mai perdere di autorevolezza e credibilità, sia nella scena che tra il pubblico: pubblicano Penna capitale (2003), Vile denaro (2007), Dogocrazia (2009), Che bello essere noi (2010) e Noi siamo il club (2012), l’album che li consacrò alla massa con tormentoni irresistibili come “P.E.S.”.
Nel 2014, dopo l’uscita di Non siamo più quelli di Mi fist, il triumvirato si separa e lascia spazio ai progetti solisti e alle carriere personali di ognuno. Fino al 20 ottobre 2023. Un video con protagonisti il Sindaco Beppe Sala e l’attore Claudio Santamaria inizia a circolare sui social e in poche ore diventa virale. Sono loro, i sovrani di Milano di nuovo insieme. Dopo 10 anni esce un nuovo disco, e nel più celebrativo dei modi lo intitolano “semplicemente” Club Dogo (va disco di platino in un nanosecondo), annunciando inoltre tre date al Forum di Assago che vanno sold out in un attimo, tanto da convincere il gruppo ad aggiungerne non una, non due, ma altre sette. Conto tondo.
Chi ha avuto modo di esserci, ha descritto un live epocale. Un’autentica festa del rap italiano, non tanto un autoincensarsi del gruppo, che non ne ha assolutamente bisogno, quanto un concerto con la gente e per la gente, in un mondo che è decisamente cambiato, in cui il rap è diventato il genere più ascoltato e in cui la deriva presa da sottogeneri come trap e drill inizia a far perdere la rotta. Bene, i Club Dogo sono di nuovo qui per guidare la nave e ristabilire l’ordine sotto la bandiera del cane a tre teste.