Vietato NON fotografare: quando i musei diventano instagrammabili e a misura di selfie
“Presto tutti i grandi magazzini diventeranno musei e tutti i musei diventeranno grandi magazzini”. Con questa lungimirante affermazione Andy Warhol, negli anni '60, infrangeva le barriere tra high e low art, aprendo le porte ai vivaci colori della pop culture che da lì a poco avrebbe conquistato il mondo intero a partire dalle grandi metropoli. Ora, 60 anni più tardi, il consumismo è sempre più radicato, mentre la comunicazione ha conosciuto una vera e propria rivoluzione con la nascita dei social media. È così che anche i musei (e l’arte stessa) hanno mutato forma.
Musei a prova di social!
Se con i mass media i messaggi seguono una direzione univoca (mittente – destinatario), i social network sono basati sull’idea di partecipazione condivisa in cui ognuno è allo stesso tempo spettatore e fornitore di contenuti. La visione di Warhol resta tuttora attuale e passa allo step successivo: l’andare a una mostra o ad un museo può essere anche un’occasione di mondanità, un luogo come un altro dove passare il proprio tempo libero. È in quest’ottica che anno dopo anno, a partire dagli USA, nelle città di tutto il mondo si sono diffusi a macchia d’olio i musei pop-up, luoghi coloratissimi e super instagrammabili, perfetti per scattare selfie da centinaia di like. Un invito a prendere in mano il proprio cellulare, scattare più foto possibili e condividere la propria esperienza sui social, meglio se accompagnata da hashtag. L’arte lascia il posto agli Instagram Places, posti in cui ogni dettaglio è pensato per essere fotografato e condiviso. Scordatevi il cartello “vietato fotografare” e divertitevi in queste moderne galleries che sembrano quasi dei luna park. Uno spazio fuori dal tempo in cui sentirsi liberi di tornare bambini almeno per qualche ora.
Selfie museum e musei pop-up per tutti i gusti
Ci sono quelli dedicati alla pizza, agli animali, all’uovo, al gelato e ai dolci: i musei pop-up sono esposizioni dedicate a una tematica di forte tendenza e Instragram friendly. Tra i colori pastello del Museum of Ice Cream, nato a New York e poi trasferitosi a Los Angeles, San Francisco e Miami, è impossibile resistere alla tentazione di scattare tantissime foto ruba like. Così come tra le installazioni in technicolor di Color Factory a New York e Houston, nominata “il luogo più instagrammabile sulla terra” da Fast Company. E se il cibo si mangia anche con gli occhi su Instagram potete sicuramente fare abbuffate di pizza senza ingrassare, così come al MoPi - Museum of Pizza di Brooklyn.
Il primo museo in Europa dedicato ai dolciumi e ai selfie è nato a Budapest nel 2018: il Museum of Sweets & Selfies. Città che vai, selfie museum che trovi: a Bologna c’è l'interactive fun-house Beautiful Gallery, a Londra troviamo Selfie Factory, ad Hollywood il Museum of Selfies e nella capitale del Colorado il Denver Selfie Museum. Tutti spazi interattivi finalizzati all’entertainment del pubblico, dove il visitatore è soggetto attivo e diventa protagonista dell’esperienza stessa. D’altra parte, come ha dichiarato Tommy Honton, uno degli ideatori del Museum of Selfies, «la gente non vuole più consumare silenziosamente l’arte, piuttosto vuole esserne parte. Ci sono più selfie con la Gioconda che foto della Gioconda stessa». È così che i musei diventano un tributo all’arte del selfie, il gesto più pop dell’immaginario contemporaneo.