26 anni fa l'addio a Mia Martini: dal primo disco alla scomparsa
Ventisei anni fa, il 12 maggio 1956, la musica italiana diceva addio alla grande Mia Martini, per tutti Mimì.
La carriera discografica di Mia Martini inizia nel 1962 quando, appena quindicenne e con il nome di Mimì Bertè, convince la mamma a portarla a Milano in cerca di fortuna nel mondo della musica. Un anno dopo il noto produttore discografico Carlo Alberto Rossi la lancia e la giovanissima incide il suo primo 45 giri “I miei baci non li puoi scordare'”.
La piccola ribalta però, si consuma velocemente. Così nel 1969 la futura Mia Martini si trasferisce a Roma, insieme alla madre e le sorelle. Lì conosce Renato Fiacchini, anche lui aspirante cantante non ancora “diventato” Renato Zero, e con la sorella Loredana si guadagna da vivere in diversi modi, non rinunciando mai al sogno della musica.
L’incontro decisivo arriva nel 1970. Il fondatore dello storico locale Piper, Alberigo Crocetta, la proietta in un orizzonte internazionale, lanciandola al grande pubblico. Mimì Berté cambia nome in Mia Martini e trova la sua dimensione e con il trasgressivo brano “Padre davvero'”- che vede tra gli autori Claudio Baglioni – vince a sorpresa il primo festival d'Avanguardia di Viareggio. Il tema è quello di una figlia che si ribella al padre violento: la Rai lo censura censurarlo, ma la voce della giovane ribelle è ormai inarrestabile.
Nel novembre sempre del 1971 esce l’album “Oltre la collina”, considerato uno dei migliori della cantante, il quale affronta temi come la disperazione e il suicidio. Lucio Battisti e molti altri grandi le chiedono di collaborare. Nel 1972 la secondogenita dei Berté segue Alberigo Crocetta alla Ricordi di Milano, dove incide “Piccolo uomo”, che si rivela un successo incredibile. La critica fino agli anni ’80 è sempre dalla sua parte, riconoscendole un valore e una forza innovativa unica nel panorama musicale italiano. Lo conferma l’ulteriore il Premio della Critica che vince proprio nel 1982 al Festival di Sanremo, il quale viene creato appositamente per quell’edizione per assegnarle un riconoscimento che, dal 1996, si chiama “Premio Mia Martini”.
L’anno del capolavoro è il 1973: “Minuetto”, è in assoluto il suo 45 giri più venduto. Da questo momento, i suoi dischi e brani vengono tradotti anche all’estero, Germania, Spagna e Francia, soprattutto. Oltralpe, la paragonano alla leggendaria Edith Piaf. La critica europea nel 1974 la considera la cantante del momento e con “È proprio come vivere”, Mia Martini vince il tanto ambito Disco d’oro: un milione di dischi venduti in tre anni. In questo periodo i suoi brani riscuotono un grandissimo successo commerciale, che però viene affiancato da diversi momenti difficili, a partire dalla rottura con la Ricordi, che la cita in tribunale.
L’ultima impennata creativa la sua carriera l' ha conosciuta nel '93, grazie a “Vieneme'”, un duetto con Roberto Murolo firmato da Enzo Gragnaniello. Ma evidentemente era scritto nel destino che la sua doveva rimanere la storia di un grande talento sfortunato, perché maldicenze e a cattiverie di stampo superstizioso rovinarono per sempre la sua carriera. Il mondo dello spettacolo vive di superstizioni, ma le voci sulla fama di porta sfortuna di Mia Martini oltrepassarono ogni limite sfociando nella persecuzione. A raccontarlo fu la stessa Mimì al settimanle Epoca – Allora
Tutto é cominciato nel 1970 cominciavo ad avere i miei primi successi. Fausto Taddeu, un impresario soprannomicato "Ciccio Piper" perché frequentava il famoso locale romano, mi propose una esclusiva a vita. Era un tipo assolutamente inaffidabile e rifiutai. E dopo qualche giorno, di ritorno da un concerto in Sicilia, il pulmino su cui viaggiavo con il mio gruppo fu coinvolto in un incidente. Due ragazzi persero la vita. "Ciccio Piper" ne approfittò subito per appiccicarmi l'etichetta di "porta jella".
Una vendetta meschina che marchiò la cantante per tutta la vita.
il 12 maggio 1956 la morte per arresto cardiaco in circostanze non del tutto chiare, su cui non si è mai smesso di discutere. C’è chi ritiene che fu la cattiveria delle persone a distruggerla. Ma la voce straordinaria di Mimì, capace di attraversare le corde dell’anima e arrivare dritta al cuore e alla pancia, ancora oggi risuona grazie all’amore del pubblico, dei suoi amici e della famiglia, che non l’hanno mai dimenticata e continuano a ricordare una a cantante che non ha mai derogato dalla ricerca della musica autoriale di qualità, anche a scapito della notorietà e della rinuncia alla vetta delle hit parade del momento.