Pesce d’aprile: i migliori scherzi dei grandi brand

La giornata più divertente dell’anno è finalmente arrivata, divertente per lo meno per gli amanti degli scherzi, un po’ meno per chi li subisce. In questa giornata familiari, amici e colleghi si scontrano a suon di “pesce d’aprile” per mettere in atto lo scherzo più divertente e originale. Negli ultimi anni questa ricorrenza sta diventando sempre più popolare, portando molti brand a fare scherzetti ai propri clienti inventando prodotti e funzionalità veramente assurde. Oggi vi presentiamo i migliori e più riusciti pesce d’aprile mai realizzati!

Google nose (2013)

Il motore di ricerca più utilizzato al mondo è solito fare scherzi ai suoi utenti infatti. Infatti, il primo aprile del 2013, lancia una nuova funzionalità tanto interessante quanto incredibile chiamata Google Nose. La promessa di Google era di far sentire tutti gli odori del mondo, direttamente dal pc o dallo smartphone, addirittura la fragranza di “cane bagnato”, per i più hardcore. Immaginate a quale enorme rivoluzione porterebbe questa cosa! Peccato fosse tutto uno scherzo anche poco plausibile viste le tecnologie a cui siamo abituati.

Ceres Soft Ale (2014)

Siamo nel 2014, Ceres ha aperto pochi giorni prima di aprile un sito web dedicato alla presentazione di un nuovo prodotto da lanciare sul mercato da lì a pochi giorni. Finalmente il primo aprile Ceres svela il nuovo tipo di birra: la Softale. Una birra di colore rosa con meno gradazione alcolica al sapore di lampone e zenzero. L’azienda ha creato anche un video promozionale chiamando addirittura Herbert Ballerina ad annunciare il pesce d’aprile prendendo tutti letteralmente a pesci in faccia.

Playstation Flow (2015)

Il futuro dei videogiochi è sott'acqua! Chi non ha mai desiderato di videogiocare in piscina, al mare o nella vasca da bagno di casa? Sicuramente non in molti e infatti non sembra un’idea molto sensata, ma Sony aveva questo progetto e voleva realizzarlo. La casa di videogiochi giapponese ha trovato il modo per farlo (o almeno così sembrava): un set completo composto da occhialini, controller e anche un'asciugatrice/bilancia. Il nostro eroe, completamente immerso nelle vicende di gioco, può così mettere in pausa, indossare gli occhialini e buttarsi in piscina e grazie al visore virtuale, il gioco riprenderà da dove è stato interrotto, dando all'utente una sensazione di massimo realismo. Resta un piccolo problema: nei giochi, i personaggi restano sott'acqua per diverso tempo, cosa che un essere umano ha difficoltà a gestire. Ma forse Sony proporrà le bombole come accessorio.

Mark Zuckerberg X H&M (2016)

Lo ricorderete sicuramente: Mark Zuckerberg modello per un giorno per H&M. Mark Zuckerberg è infatti diventato modello per una collezione studiata appositamente da lui, per quelli come lui. Il payoff irriverente: "one less thing to think about in the morning" - letteralmente una cosa in meno da pensare al mattino - faceva presagire il contenuto della capsule collection, composta di sette t-shirt tutte grigie e tutte uguali e un solo paio di jeans. Nulla da aggiungere all'essenzialità del patron di Facebook, diventato protagonista della fantomatica collezione a cui il brand di abbigliamento svedese ha dedicato una landing page ancora visibile oggi!

Coca Cola (2017)

Coca-Cola nel 2017 ha lanciato invece una variante molto strana del soft drink più amato al mondo. La Coca-Cola all’elio che, pur mantenendo il gusto classico della Coca-Cola, una volta consumata faceva assumere alla voce del cliente un tono timbrico completamente nuovo ed esilarante.


Paypal - L’app per stampare banconote (2018)

Arriviamo al 2018 con un pesce d’aprile tanto assurdo quanto ben riuscito realizzato da PayPal, che due anni fa ha pensato di illudere i clienti con un finto lancio della nuova app capace di stampare denaro direttamente dallo smartphone. Qui il gioco è doppiamente furbo, perché strizza l’occhiolino alla value proposition del brand: da un lato la falsa speranza di poter generare banconote automaticamente, dall’altro la consapevolezza che, se usi PayPal, non hai bisogno di contanti.

Tinder (2019)

Ecco un altro brand che ha fatto leva su una cosa non richiesta ma sicuramente desiderata dai propri clienti. Con un finto lancio di una nuova funzione dell’app, Tinder ha fatto credere che da quel momento avrebbero introdotto la verifica automatica dell’altezza riportata dagli utenti. In questo modo, non sarebbe stato più possibile falsificare la propria statura, pena l’impossibilità di completare il profilo. La nuova funzionalità è denominata HVB (Height Verification Badge) e sostanzialmente richiede a tutti gli utenti di indicare la propria altezza effettiva (AH) e non la dream height (DH).

Il processo di verifica è molto semplice: gli utenti non dovranno fare altro che pubblicare una fotografia in piedi accanto ad un qualsiasi edificio commerciale e il sistema provvederà a verificare in automatico l'altezza per vedere se questa coincide con quella inserita nell'apposito campo. Perché è riuscito questo scherzo? Proprio perché, anziché nascondere un tasto dolente, ironizza su uno dei punti deboli del servizio, ovvero la possibilità di dare false notizie su di sé e di conseguenza prendere in giro gli altri utenti. Altro dettaglio apprezzato: come elemento di gioco, Tinder ha deciso di utilizzare l’altezza e ha messo come modello un uomo. A mio parere, una scelta di una certa delicatezza.